venerdì 26 agosto 2011

sms cambieranno la lingua italiana

Così lo scritto si avvicina al parlato


notizie ragazziSembra una cosa strana a dirsi ma il modo in cui scriviamo gli sms può cambiare la lingua italiana. In realtà questa affermazione che in un primo momento potrebbe apparire assurda è la diretta continuazione di un fenomeno che affonda le sue radici nelle origine della lingua.

La lingua parlata, infatti, ha sempre modificato quella scritta. Il primo famoso personaggio che contribuì a far arrivare il parlato nello scritto fu Dante. Con la sua Divina Commedia traghettò nello scritto espressioni della lingua comune di tutti i giorni.

Nicoletta Maraschio, presidente dell'Accademia della Crusca, sottilinea come l'uso delle abbreviazioni per velocizzare la scrittura - un esempio, quelle degli sms - in realtà non sono un problema: infatti ci sono sempre state, tanto da ritrovarle persino nei manoscritti medioevali. L'italiano è una lingua viva e come tale raccoglie ogni cambiamento e ogni mutamento che sia utile al parlante, che sia soprattutto efficace alla comunicazione. Ben vengano, dunque, i cambiamenti a patto che non mortifichino il prezioso bagaglio linguistico di cui la lingua italiana è provvista. 


Scritto da Francesca D'Amico - insegnante di lingua italiana Sabato 07 Maggio 2011 12:02
su Dubidoo.it  

Perché si dice tamarro? E cafone?

La soluzione tra aramaici e napoletani


Cosa significa la parola "tamarro"? La spiegazione è nella parola dattero che in aramaico si dice Tamr e che vuol dire dattero. I venditori di dattero erano maleducati, volgari e scurrili. Da qui l'origine del termine che indica ancora oggi persone buzzurre e rozze nei modi e nei costumi.

Restando in tema di venditori maleducati, sai da dove deriva la parola cafone?
In realtà l'etimologia della parola per molti è incerta. Per altri stava ad indicare dei contadini dell'entroterra rozzi ed incivili. Ma per altri studiosi pare che cafone derivi dal grido "a fune". A fune era l'invito (abbastanza urlato) dei venditori napoletani di latte, a far calare giù dal balcone una fune con il cesto. All'interno di questo cesto ci mettevano le bottiglie di latte. Questi venditori gridavano tra le strade di Napoli, spesso in maniera villana e con voce sguaiata. Da qui l'origine dei "cafoni". 


Scritto da Maria Marcoppido Martedì 12 Luglio 2011 04:00  su Bubidoo .it

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